Photography Chiara Meierhofer Muscarà
Styling Giulio Cascini
Make Up Giorgia Palvarini @simonebelliagency
Hair Sergio Castiglia @makingbeauty.management
KAZE @coco_district
Videography Davide Dilorenzo
DIGITAL COVER STORY
KAZE wears total look Etro
Interview Giada Quaranta
Kaze è un’artista emergente, ascoltiamo i suoi singoli (i primi a ottobre 2021: “Lasciami” e “Non c’è spazio per le foto”) e ci immergiamo in un mondo nuovo, fluido, che invita a sentirci liberi di spaziare: tra la lingua italiana e quella francese, tra il cantautorato e le influenze soul e R&B, attraverso la forza sincera della sua voce Kaze racconta storie personalissime con intimità.
Ci incontriamo in un pomeriggio calmo d’inverno, si pensa alla neve e a quello che verrà.
In questi giorni stai preannunciando tante belle notizie per il futuro e i tuoi live aumentano sempre più (ricordiamo la tua prima volta in un palazzetto a dicembre). Come stai vivendo questo periodo di grandi cose belle?
In realtà “normalmente”, nel senso che sono molto con i piedi per terra. Mi piacciono le cose belle, ma non riesco a godermele: ho sempre paura che finiscano, cerco di proteggermi. Non faccio finta che certi momenti non esistano, però mi godo il momento e vado avanti, penso a tutto il resto che c’è da fare. Mi piace tanto festeggiare per le mie amiche, faccio molta fatica ad essere felice per me. Sto facendo un grosso lavoro su questo, cerco di ricompensarmi di più quando si realizzano cose belle, nella mia intimità: sono piccole cose, come prendere un dolce o cucinare qualcosa che mi piace.
Nell’estetica delle tue canzoni e delle tue live session, ho percepito una connessione anche con altri artisti che stanno emergendo in questo periodo. Mi riferisco ad esempio a Venerus, che hai dichiarato essere un artista che ammiri molto e con il quale ti piacerebbe collaborare. In particolare, ho sempre apprezzato molto l’idea di percepire la propria arte e la propria creazione come un qualcosa di magico, fluido e aperto alla possibilità di tante ispirazioni. Anche in te percepisco questo desiderio di voler riempire di bellezza, dare l’energia di un qualcosa di speciale e prezioso alla musica e al suo modo di presentarla. Quanto conta per te l’immagine, non nel senso di una bellezza standardizzata o comunque fine a se stessa, ma come una bellezza che può e vuole emergere dalla tua arte?
Penso che ci sia una forte correlazione tra la musica e l’immagine. Sarebbe difficile immaginare Venerus senza il suo mondo, un mondo che si sente nella sua musica così come si vede nell’immagine in maniera sempre più evidente. Quando si è emergenti è un po’ più complesso, ma secondo me si può trasmettere se stessi con l’immagine già nelle piccole cose. Ad esempio, ci tengo tanto al fatto che mia sorella disegni le copertine dei singoli: è un preciso stile, lei mi conosce e con il disegno sa far venire fuori una parte di me che tendenzialmente io non faccio vedere, o che magari neanche conosco troppo. Cerco sempre di essere allineata, di riuscire a dare un’immagine ben precisa per permettere a chi mi ascolta di entrare nel mio mondo. Se si ascoltano le mie storie, vorrei che queste avessero delle immagini, o comunque dei colori di riferimento. Secondo me è un processo che evolve col tempo: potrei cambiare idea, potrei voler cambiare lo stile… in ogni caso, ci tengo tanto a organizzare quello che creo nei minimi dettagli, in modo che chi mi segue possa conoscermi e riconoscermi. Nei live parlo molto tra una canzone e l’altra, cerco sempre di dare un contesto prima di cantare un mio pezzo. Secondo me l’immagine fa capire lo stesso contesto molto più velocemente, senza che vi sia il bisogno di spiegarsi o di riassumere. La mia musica, certamente, è una sorta di porta aperta sulla mia casa, sulla mia persona.
Nel testo delle tue canzoni ho notato dei riferimenti alla luna, ad esempio, oppure nell’artwork di Ailleurs c’è un arcano dei tarocchi, l’Imperatrice. Ti definisci una persona spirituale? La spiritualità è connessa alla tua scrittura?
Mi piace parlare di queste cose! Sono una persona tendenzialmente spirituale, sì. Sono stata battezzata come cattolica; dopo vari eventi, anche familiari, mi sono poi allontanata dalla Chiesa. Sono cresciuta in Africa dove il cattolicesimo è molto diverso da quello europeo: quando ho percepito questa differenza mi sono allontanata, anche abbastanza involontariamente. Non ho mai pensato che fossimo soli, o che fossimo i soli responsabili della nostra esistenza. Mi auguro che esista qualcosa che non sia qui. Credo molto negli scambi di energie tra le persone, quando qualcuno in qualche modo ti dà qualcosa di prezioso nell’incontro e lo senti subito, a pelle. Mi affascina l’Universo in generale, il non conosciuto, e in generale le stelle, gli astri. È difficile dare un nome a questo, ma sento di credere in qualcuno che in qualche modo veglia sulla mia persona, mi accompagna, mi permette di fare le cose e al quale posso rivolgermi nei momenti bui. L’essere umano, soprattutto quando qualcosa va male, per prima cosa si rivolge al cielo; questo avviene in moltissime religioni e mi affascina molto. Mi interessa molto anche tutto il mondo delle pietre e dei tarocchi, tutto questo mi fa sentire meno sola, ho bisogno di pensare che ci sia qualcosa che non conosciamo e che funziona da sé. Sono anche molto scaramantica: ho il mio peperoncino, le mie pietruzze… si tratta di qualcosa che ho scelto per proteggermi in qualche modo e accompagnarmi. Però non appartengo a nessun tipo di ritualità o religiosità particolare.
Nelle tue canzoni l’amore e l’energia dell’innamoramento hanno un ruolo molto importante. Come hai ricordato in altre interviste, è un amore che non deve essere relativo a una persona specifica, si può essere innamorati anche di se stessi; penso che questo sia molto importante. Si può parlare di amore e di innamoramento con grande sincerità e purezza anche a partire da sé, non in un’ottica di autoreferenzialità ma di analisi del potere creativo e in qualche modo magico dell’amore e dell’innamoramento. Ti va di parlarci un po’ di più di questo tema?
La mia relazione con questo sentimento è stata complicata. Mi piacciono tanto tutte le sfumature dell’amore, può essere l’amore che provi per la tua famiglia, per un’altra persona che incontri… l’amore può esistere nei confronti del mondo intero e tutte le sue sfumature mi sono sempre piaciute. È un sentimento universale e mi piace molto parlarne, almeno nella musica. Cerco di indagare sempre su una sua sfumatura diversa, lo faccio tramite le mie esperienze personali e ultimamente sto cercando anche di provare a raccontare storie di altre persone. Mi piace capire, anche osservandomi, il modo in cui interpretiamo i sentimenti che proviamo per gli altri e il modo in cui questo cambia in base a come ci sentiamo relativamente a noi stessi. Nella mia vita, nelle fasi in cui amavo me stessa di meno, mi trovavo in situazioni disastrose e mi innamoravo di persone completamente sbagliate per me. Quando, piano piano, ho iniziato a prendermi cura di me, ho visto come solo cambiate le persone che mi piacevano. Mi incuriosisce molto come i nostri rapporti siano un po’ il riflesso di quello che proviamo per noi stessi. L’amore è il tema più trattato nella musica ma, secondo me, è possibile farlo ogni volta in maniera diversa, connettersi con qualcosa di nuovo, ampliare la conoscenza di questo sentimento, anche empatizzando. Non credo di far niente di diverso dagli altri cantanti, di nuovo ci sono le mie esperienze, il mio punto di vista, ci sono io.
Creare una canzone, finire di comporla, può essere una liberazione, una forma di autodeterminazione che nasce da un’elaborazione molto intima e profonda e ti porta a dire “questa sono io”. Per te è così? Se sì, cosa ti ha aiutata a capire che questo modo di esprimersi creativamente era possibile?
Riuscire a dire “questa sono io” è una cosa bellissima, importantissima, sulla quale io sto ancora lavorando e che ho sempre fatto molta fatica a fare. Ho sempre avuto timore di dare fastidio, di occupare spazio. Forse deriva un po’ anche delle mie esperienze, dall’essermi spostata molto. È come se non avessi mai sentito di avere un luogo che fosse il mio, da cui potermi autodeterminare. Faccio sempre molta fatica a parlare di come mi sento veramente; con la musica, invece, riesco a farlo. Quando ho capito di riuscire a esprimermi ho pensato “ok, forse ho un posticino, forse posso crearmi un posticino che può diventare il punto in cui mi sento davvero me stessa.” Sento di essere molto diversa sul palco rispetto alla vita reale: nei primi minuti sul palco mi sento spesso terrorizzata, non all’altezza della situazione, poi arriva il momento magico in cui mi perdo e capisco che quello è il mio posto da prendere e proteggere con tutta me stessa. Sono cresciuta con le classiche favole in cui arriva qualcuno che ti indica il tuo posto: in realtà è qualcosa che devi cercare e creare tu, devi avere la forza di dire “questa sono io”. È complesso, ma mi sto impegnando per riuscirci.
Alle porte di questo nuovo anno, dopo la prima luna nuova, in Capricorno, che rappresenta un momento di rinnovamento, anche interiore, cosa senti di raccontarci? Stanno arrivando delle novità in relazione alla tua musica? Quali sono, invece, le tue speranze?
Sono molto impaziente per questo nuovo anno! Non ho mai tollerato le attese, spesso vorrei che tutto si susseguisse senza pause. Tutto come la Luna è ciclico: i progetti, i rapporti umani… c’è bisogno anche di fasi di attesa per poi ripartire. In questo momento sto aspettando il futuro con curiosità e un po’ di ansia, ansia positiva però. Sono molto contenta di come sto crescendo all’interno di questo lavoro e di come stiamo lavorando come team. Ovviamente spero che il mio lavoro sia apprezzato, ma sto cercando di arrivare al punto in cui il mio progetto piaccia talmente tanto a me da poter trasmettere tutto l’amore per quello che faccio. Non avevo mai ragionato a proposito di questo prima; sto cercando di essere quanto più convinta, preparata e pronta a difendere il mio lavoro per riuscire a rivelarmi e a farmi ascoltare. Ci sono vari progetti per questo nuovo anno, assolutamente ci saranno nuove canzoni. Questo periodo di preparazione sta finendo, sto già pensando ai prossimi obiettivi, ma questa volta cercherò di godermi il risultato un pochettino di più. Sono molto contenta delle nuove canzoni, secondo me fanno vedere un’altra parte di me: sono un po’ più coraggiose delle precedenti, mi sono messa un po’ più in gioco per realizzarle e spero che questo sforzo di uscire un po’ da una zona di maggiore comfort venga apprezzato. Non vedo l’ora. Spero di fare sempre meno fatica a mostrarmi in generale: quando esco con una canzone mi sento un po’ a pelle nuda, mi auguro che possa piacermi anche in futuro espormi in questo senso, e soprattutto spero che andando avanti io riesca sempre più a trasmettere qualcosa alle persone. La parte più bella dei live è che mi permettono di entrare in contatto con le persone, si crea una grande massa di energia molto bella, spero di riuscire a farlo sempre di più. L’altra sera è successa una cosa bellissima: una ragazza mi ha scritto che dopo aver sentito le canzoni le è venuto in mente un disegno che voleva fare e mi ha chiesto se me lo poteva mandare una volta finito. Questo è stupendo, vorrei che si creasse sempre più questa relazione con le persone a cui piace il progetto, vorrei creare sempre più contatto, sempre più scambi di energia e bellezza tra me e le persone a cui sta a cuore quello che faccio.