Photography Angelo Guttadauro
Styling Emi Marchionni
Grooming Giada Curreri @MakingBeautyManagement
Alessandro @Othersrl
DIGITAL COVER STORY
Alessandro Fella wears total look Vivienne Westwood
Interview Emi Marchionni
In questi giorni arriverà in sala ‘Il punto di rugiada’, il nuovo film di Marco Risi, che ti vede protagonista interpretando il ruolo di un ragazzo viziato e sregolato, il quale viene condannato a scontare un anno di lavori socialmente utili in una casa di riposo. Quanto questa interpretazione ha cambiato il tuo sguardo sul mondo e sulla vita?
Molto. Mi sono trovato a riflettere sulla solitudine e sul tempo che dedichiamo alle persone che amiamo. Presi dai noi stessi e dai nostri obiettivi personali spesso ci dimentichiamo di quanto il tempo che possiamo dedicare alle persone importanti per noi sia limitato e quanto sia importante sfruttarlo al massimo per stare insieme.
L’accoglienza il conforto e la condivisione possono cambiare lo sguardo sulla fugacità dell’esistenza umana?
Assolutamente si. Viviamo in una società in cui la fugacità sta cambiando tutto, a volte anche il significato delle parole. Una volta condividere il proprio tempo significava esclusivamente fermarsi per dedicarlo a qualcun’ altro, oggi condividere il proprio tempo spesso significa semplicemente mostrare quello che si fa scadendo nel banale e nel nutrimento del proprio ego. In questo film il tempo si ferma, non si capisce bene in che momento storico è ambientato e questo permette di mettere il riflettore sui caratteri, le fragilità e le relazione umane dei personaggi.
Che rapporto hai con il tempo che passa? Come si riflette nel tuo viaggio interiore?
Non ho un bellissimo rapporto con il tempo che passa, forse perché sono molto legato alla mia famiglia e so che alla fine è limitato, spesso vorrei che si fermasse. Anche la vita precaria che mi sono scelto in passato non ha aiutato, mi sono sempre sentito in difetto e in ritardo rispetto a quello che il tempo mi imponeva di fare con delle scadenze alla fine immaginarie. Con gli anni ho capito che devo farci pace e che l’unico modo per farlo è cercare di apprezzare ogni secondo, di vivere il “qui, ora”, di prendermi di a me facendo esperienze che mi nutrono positivamente (come ad esempio viaggiare) e stare vicino alle persone che amo. Bisogna essere grati per quello che abbiamo qui, oggi.
C’è una certa emozione nei momenti prima che le telecamere inizino a girare sul set di un film?
In scena cerco sempre di rimanere in ascolto con quello che accade intorno a me, può sembrare banale ma è una delle cose più difficili al mondo, anche nella vita.
Pensi che gli attori e i registi abbiano una vita interiore più potente?
La gente spesso dice che gli attori sono più emotivi, più sensibili. Non credo. Credo che ogni essere vivente a modo suo è sensibile. Forse l’ artista si prende la responsabilità e il coraggio di mettere tutto su un tavolo a disposizione del mondo per raccontarsi o raccontare storie che possano in qualche modo far riflettere gli altri. Questo atto di generosità spesso, quasi sempre, non viene capito e viene dato per scontato purtroppo.
Crescere in una piccola città della provincia di Milano ti ha in qualche modo isolato dal più vasto mondo della cultura?
Sono cresciuto a Cinisello Balsamo che pur essendo in periferia ha quasi 100mila abitanti. Purtroppo spesso la lontananza dal centro va di pari passo con la lontananza rispetto alla cultura e si tende a vivere o sopravvivere solo con quello che si ha a portata di mano che a volte basta ma a volte no. Io ho avuto la fortuna di fare degli incontri che mi hanno portato fuori, fatto nascere nuovi interessi e avere nuovi obiettivi. Oggi mi reputo una persona fortunata perché vivo facendo quello che amo. Nelle periferie purtroppo spesso manca la scintilla, quell’ incontro che può farti nascere un interesse che ti permette di investire il tuo tempo in qualcosa di costruttivo e importante per te, togliendo tempo alla strada e interessi sbagliati. Spero un giorno di poter fare qualcosa di utile in questo senso.
Prima di trasferirti a Roma per dedicarti alla recitazione pienamente, avevi la sensazione che avresti potuto realizzarlo perché avevi visto il lavoro di altri attori e sapevi che potevi arrivare a un posto simile?
Ho incontrato il teatro tardi, prima dei 22 anni non ci ero mai entrato, nemmeno da spettatore. Mi sono laureato in altro e ho fatto altri lavori, nessuno nella mia famiglia lavorava nell’arte e avendo deciso tardi di dedicarmi a tempo pieno al lavoro dell’ attore mi sono sempre sentito in ritardo. Se si sceglie di fare dell’ arte il proprio lavoro non si può avere la certezza di farcela, se mi guardo intorno anche oggi vedo colleghi, attori bravissimi che battagliano anche solo per avere un provino. Bisogna crederci sempre, avere tanta passione per quello che si fa, umiltà, voglia di migliorarsi sempre e determinazione. Prendersi le proprie responsabilità, soprattutto quando non si vince. Solo cosi ti puoi permettere di affrontare una vita fatta di porte in faccia e precarietà, perché questo è alla fine, soprattutto all’inizio. Io non mi sento uno che ce l’ ha fatta, mi sento molto fortunato perché vivo facendo quello che mi piace, ma la strada è ancora lunga.
Ci sono stati momenti in cui volevi smettere, in cui le cose semplicemente non funzionavano per te nell’industria cinematografica?
Smettere non lo so, forse. Sicuramente ci sono stati momenti in cui mi sono reso conto che la vita che mi sono scelto mi stava precludendo tante esperienze, tempo e energia vitale e mi sono chiesto se ne valesse davvero la pena.
A cosa stai lavorando attualmente? Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
Attualmente mi sto dedicando all’uscita di questo film, poi ho qualche altro progetto in uscita. Per il resto sto cercando di prendermi cura di me e del mio tempo, sviluppando progetti paralleli al lavoro dell’ attore, stando con la mia famiglia e viaggiando.