Photography Mara Zampariolo
Styling Giulio Cascini
Make Up Simona Picciaccio
Livio @helpmediapr
DIGITAL COVER STORY
Livio Ricciardi wears total look Simon Cracker
interview Marina Cuollo
Sei consulente sessuale e divulgatore sex positive. Ti sei laureato in Psicologia e processi sociali e in Clinical psychosexology all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, e hai conseguito un master in Sessualità tipica e atipica di Giunti Psychometrics. Da dove nasce il tuo desiderio di formarti in questo campo e dedicarti alla divulgazione? È nato tutto un po’ per caso, un po’ innamorandomi progressivamente della materia. Mentre studiavo in triennale, come ogni universitario di psicologia, nei gruppi di amici venivo preso come quello a cui chiedere consigli amorosi e sessuali. Un giorno mi sono svegliato un po’ annoiato e ho pensato: “proviamo a estendere questa roba a chi vuole”. Ho messo un box su Instagram in cui aprivo alla possibilità di far domande su amore o sesso e da lì ho iniziato. Poi un amico mi ha detto di estendere la cosa su TikTok ed è andata bene. Facendo questo mi sono reso conto che sulla sessuologia non ero così competente e ho pensato di farci un master, da lì me ne sono innamorato, ho approfondito in magistrale e ci ho fatto un tirocinio.
Il sesso esiste da sempre, è uno degli argomenti più chiacchierati e rappresentati. Eppure resta tutt’ora un argomento scomodo, un grande tabù, specialmente quando riguarda la sessualità atipica e i corpi non conformi. Secondo te perché? Il sesso è potere e il sesso è potente. La diversità spaventa, destabilizza. Ma anche la libertà. Se pensiamo alla questione aborto e birth control in realtà politicamente ha poco a che fare con la morale e molto di più con le nascite. Reprimere culturalmente un popolo nella dimensione sessuale crea inevitabilmente controllo. Adesso è meno tabù, siamo in un periodo di ristrutturazione e rivoluzione, come negli anni Ottanta. Sono fiducioso, anche se c’è naturalmente da lavorare ancora. Magari i nostri figli avranno meno peso al riguardo, chissà.
La rappresentazione della sessualità nella cultura popolare è spesso distorta, creando aspettative irrealistiche e alimentando miti dannosi. Durante la tua attività di divulgazione, quali sono le idee sbagliate o i preconcetti più comuni sulla sessualità che incontri maggiormente? Indubbiamente la performatività. Che sia incentivata dagli ideali estetici, oppure da dettami sull’andamento di un atto sessuale, in cui la pornografia con assenza di educazione sessuale alla base crea le leggi. Se fossimo educati alla sessuoaffettività non sarebbe così e il porno sarebbe più sano ed esclusivamente ludico. Attualmente il sesso è meno espressione di sé e più uno strumento standardizzato da inseguire. Spiacevole, ma c’è rimedio.
Facendo grande uso degli strumenti digitali e interagendo con tantissime persone giovani, quali cambiamenti hai notato nella percezione della sessualità e dell’affettività da quando hai iniziato a occuparti del tema? Quello che credo di riuscire a fare è abbattere un po’ di tabù e dare voce ad alternative di lettura dell’amore e del sesso. Quando mi ringraziano, mi ringraziano per questo.
Con l’evoluzione rapida delle tecnologie digitali e la crescente presenza dei social media nella nostra vita, come immagini che questi strumenti possano influenzare l’educazione sessuale e affettiva delle future generazioni? Per ora tappano i buchi che le assenze lasciano. Chiaramente si corre il rischio di incappare in divulgazioni e informazioni distanti dalla realtà e addirittura dannose, ma che ci si può fare, non siamo educati nemmeno al fact-checking. Io ogni tanto cazzio qualche guru, ma non mi piace aizzare guerre.
Per concludere, quali sono i consigli principali che daresti a una persona che desidera migliorare la comprensione e la consapevolezza della propria sessualità e delle proprie relazioni affettive? Ascoltarsi, prima di tutto. Il patologico, anche nei criteri diagnostici, sta nello stress che ci crea l’avere determinate fantasie, esigenze, desideri. Consenso e rispetto inclusi, ovviamente. Tolto lo stress e inclusi quest’ultimi diventa un’espressione di sé sana ed egosintonica. Dar voce e dignità, anche solo internamente, a ciò che si prova, si vive e si vuole sperimentare. E poi guardare al sesso e alle relazioni come espressioni di sé: fare esperienza, mettere in campo chi siamo, ascoltare ciò che ci accade. Per esempio nel sesso è bellissimo ascoltare con tutti e cinque i sensi godendosi e assaporando il momento, senza pensare al dovere, ma solo al piacere e al contatto forte che si può avere.
Grazie Flewid!